Sindrome della capanna o del prigioniero
- Gilda L. Schiavoni
- 12 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Come state reagendo alla Fase 2? State uscendo o vi siete rintanati in casa?
Tra i miei colleghi si parla spesso in questi giorni di Sindrome della capanna o del prigioniero. È quella condizione nella quale tanti si sono ritrovati subito dopo la quarantena. Viviamo un periodo molto incerto, l’emergenza sanitaria non è finita, uscire fuori casa diventa un pericolo, tant’è che si preferisce rimanere in casa e continuare la condizione di quarantena. Dopo tanto tempo chiusi in casa, uscire diventa fonte di ansia e angoscia; la casa è diventata l’unico luogo sicuro nel quale stare bene. Si ha paura del contagio, paura di contagiare parenti e amici, paura di non ritrovare più il mondo come lo abbiamo lasciato prima che tutto iniziasse, mondo che tra mascherine e distanziamento sociale è in effetti cambiato parecchio.
Quanti di voi stanno affrontando questa situazione?
Secondo una stima della Sip (Società italiana di psichiatria), ne soffrono circa un milione di italiani.
Abituarsi alla quarantena è stato molto difficile per tutti, riabituarsi ad una nuova fase, implica una forte resilienza e capacità di adattamento che non tutti hanno: tutto ciò potrebbe incidere.
Chissà quanto influisce anche una insoddisfazione che si ha per la propria vita, che poi fa scegliere per rimanere nel proprio posto sicuro? Oppure può incidere la tendenza all’ipocondria, alla difficoltà nel gestire l’ansia e le forti paure. Forse anche la condizione che una singola persona sta vivendo potrebbe incidere: penso a chi sta affrontando gravi difficoltà lavorative ed economiche, dove l’uscire fuori vorrebbe dire attraversare e affrontare quelle difficoltà, che da paure diventerebbero, fuori, certezze.
Credo che tutte queste reazioni siano più che lecite. Abbiamo vissuto, e stiamo tutt’ora vivendo una situazione davvero traumatica a livello globale. Siamo però animali sociali e questi sintomi dovrebbero risolversi in un paio di settimane.
La sindrome della capanna o del prigioniero non è un vero e proprio disturbo psicologico (manca la casistica scientifica), ma sicuramente è una condizione nella quale è facile trovarsi dopo un periodo di chiusura, magari per una situazione patologica, una malattia o dopo quanto appena passato: la quarantena da Covid 19. Si dice che questa sindrome sia spesso presente nel Nord America, dove le persone a causa del clima molto rigido, sono obbligate a stare a casa per lunghi periodi.
I sintomi sono come già detto una forte ansia legata alla voglia di rimanere a casa e al non voler uscire, ma di solito passa con un po’ di tempo. Potrebbe essere associata ad insonnia, difficoltà a concentrarci, e nei casi più difficili potrebbe sfociare in attacchi di panico o depressione. Ovviamente se questi sintomi non dovessero passare, o se dovessero diventare più importanti, consiglio di contattare chi fa il mio mestiere.
Qualche consiglio?
Certamente.
Credo possa essere importante provare ad uscire, con le dovute precauzioni, ma provare anche solo per periodi molto brevi di tempo. Magari una passeggiata un po’ più lunga nei dintorni di casa, oppure andando in un parco, o se si può allontanandosi un po’ dalla città e fare trakking, sappiamo infatti che la natura e lo sport possono aiutare.
Chiedere aiuto, anche ad un amico o un parente, e magari appoggiarsi a lui nelle uscite, rispettando le distanze, mi raccomando. Ricordiamoci sempre che non siamo soli, e le difficoltà se affrontate insieme sono meno pesanti.
Non chiudersi troppo sui social, internet, netflix, e non ossessionarsi con mille notizie dai tg, ma come dicevo anche durante la quarantena, prediligere un tg al giorno, e coccolarsi con cose che ci piace fare e che ci distraggono.

Darsi tempo, tutto piano piano, passa…
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